Ramo dell’ odontoiatria che si occupa della cura dei tessuti di sostegno dentali, sia quelli molli del parodonto (peri = attorno; odons = dente) cioè il legamento periodontale e la gengiva, sia quelli duri che circondano il dente e che assicurano la sua stabilità nell'arcata alveolare. Le malattie che interessano questi tessuti di sostegno sono chiamate malattie parodontali o parodontopatie. La malattia parodontale ha sostanzialmente origine batterica (perché causata dai batteri di cui sono composti la placca e il tartaro) ma ci sono individui geneticamente più predisposti a soffrine. In entrambi i casi, rendersi conto il prima possibile dell’insorgenza dei sintomi che le caratterizzano è il primo passo per guarire e mantenersi sani. Più tardi si affronta il problema più difficile e costosa risulterà la possibile soluzione.
La malattia (si calcola che almeno dieci milioni di italiani ne soffrano in forme più o meno gravi dopo i trenta anni di età) si manifesta con un'alterazione della consistenza della gengiva e della sua architettura, sanguinamento più o meno abbondante, mobilità dentale più o meno marcata. Quest'ultimo segno, in genere, è quello che porta i pazienti a sentire la necessità di essere visitati, ma, purtroppo, corrisponde ad uno stadio della malattia già molto avanzato e perciò più difficilmente trattabile.
All’origine della malattia parodontale può esserci la presenza prolungata di residui di cibo sul margine gengivale che provoca la formazione della placca batterica la quale, se non viene rimossa, in alcuni pazienti più predisposti, entro 24-48 ore può calcificare e trasformarsi in tartaro; è proprio in questo momento che la gengiva subisce un attacco che la porta prima ad infiammarsi (gengivite) e poi ad allontanarsi dalla causa stessa dell’infiammazione, ovvero i batteri della placca, ritirandosi lasciando scoperta parte della radice dentale, più scura dello smalto e perciò particolarmente evidente e poco estetica (recessione delle gengive).
Ma la recessione gengivale non è altro che la manifestazione superficiale di un processo che è già in corso al di sotto di essa: l’apparato osseo di sostegno ai denti, che fra l’altro mantiene la gengiva nella sua corretta posizione fisiologica, sta andando incontro ad un riassorbimento e consumandosi provoca l’instabilità dei denti stessi.
Questo processo viene accelerato se la gengiva non si ritira contemporaneamente al riassorbimento osseo portando alla formazione di tasche endo-ossee, dove i batteri si annidano e proliferano autoalimentandosi senza ossigeno grazie al loro particolare metabolismo, consumando l’osso ancora più velocemente portando alla mobilità dentale e, se non si interviene o si arriva troppo tardi, all’espulsione del dente.
Esistono poi altri cofattori che, insieme a quelli già citati (predisposizione genetica e cattiva igiene), possono influire nella comparsa della sofferenza parodontale, come traumi ripetuti a carico di uno o più elementi dentari per occlusione errata, la presenza di restauri o corone protesiche usurati, fratturati o malposizionati, alcune manovre di igiene eccessivamente traumatiche (lesioni da spazzolamento), o anche malattie sistemiche come il diabete mellito ed infine abitudini nocive come il fumo.
DIAGNOSI
La prima visita parodontale viene effettuata con specifici strumenti come specchietto, specillo e una particolare sonda, uno strumento graduato che viene delicatamente mosso lungo il bordo gengivale per individuare l’eventuale tasca e misurarne la profondità, cioè la distanza tra il bordo della gengiva e l’osso. Se necessario può essere effettuato anche un esame radiografico per evidenziare problemi che non sono visibili all'esame clinico.
Se dalla misurazione effettuata con la sonda si evince una misura di 2 mm il dente si considera sano. Fino ai 3 mm può essere ancora considerato uno spazio fisiologico a meno che non siano contemporaneamente presenti anche delle recessioni gengivali.
Di solito, più è grave la malattia, più le tasche sono approfondite.
Fino a 4 - 5 mm c’è reversibilità, mentre sopra ai 5 mm la situazione può diventare di pertinenza chirurgica.
SOLUZIONI
Abbiamo detto che fino a 4 - 5 mm c’è reversibilità e si ottiene solitamente il riattacco della gengiva all’osso con la conseguente eliminazione della tasca gengivale. Per ottenere questo risultato sono necessarie varie azioni come ad esempio delle sedute di igiene professionale in studio ripetute nel tempo con l’igienista e di istruzione all’igiene domiciliare perché, per combattere tali malattie, è fondamentale l’azione meccanica con filo interdentale e gli appositi scovolini.
Anche se oggi si cerca di ricorrere alla chirurgia il meno possibile puntando di più su sedute di igiene forzata (sedute di igiene molto vicine l’una all’altra) che nel tempo hanno dimostrato di portare a ottimi risultati, se questi sistemi basilari risultano insufficienti, in condizioni più gravi si può intervenire con varie metodologie tra le quali vi sono alcune tecniche di rigenerazione ossea.
Tramite queste tecniche si cerca di far ricrescere l’osso, lì dove si è formata la tasca gengivale, con l’ uso di materiali particolari che sviluppano la capacità dell’osso stesso di guarire e di rigenerarsi.
Là dove la rigenerazione non è attuabile, esistono comunque vari tipi di lembi, tagli che si possono fare per attuare una sorta di chirurgia plastica delle gengive e dell’osso. Rimodellando il tessuto che circonda le radici e accollando nuovamente la gengiva all’osso rimasto per eliminare la tasca si può ottenere un’anatomia positiva per cui il dente o i denti interessati risulteranno esteticamente più lunghi ma inequivocabilmente sani.
ANNOTAZIONI
Anche nei bambini questa malattia può insorgere ed è prevalentemente dovuta a un microrganismo: l'actinomices actinomicetemcomitans.
Come esistono persone che non si ammalano quasi mai, che possono restare ore alla mercè di virus influenzali, crogiolandosi nei batteri e uscendo in maniche corte e calzoncini a fare joggin in inverno sotto ad un temporale o in mezzo alla neve senza che nulla comprometta la loro salute (facendoci ogni tanto rodere dall’invidia), allo stesso modo ci sono persone che trascurano l’igiene orale senza che questo comprometta la loro salute dentale e ciò permette loro di venire dal dentista assai raramente (e questi, forse, fanno più invidia dei primi!): anche se speriamo o crediamo di appartenere a quest’ultima categoria non diamolo mai per scontato, meglio qualche innocua seduta di controllo (gratuita) e di igiene in più, piuttosto che renderci conto improvvisamente che noi, a quella categoria, in realtà non apparteniamo affatto.
Quindi … lavatevi i denti in modo corretto (link ai consigli del dottore) e, due volte l’anno, fatevi visitare, non vi costa nulla.