Una cattiva igiene orale puo' compromettere le prestazioni degli atleti


Diete ricche in carboidrati, bevande energetiche acide e alimentazione disordinata sono tra i principali responsabili dei problemi orali tra gli atleti. «E una scarsa salute dei denti può ripercuotersi sulle prestazioni» sostiene Ian Needleman dell'Eastman dental institute all'University college London e primo firmatario di un documento di consenso sui legami tra igiene della bocca e performance atletiche pubblicato sul British journal of sports medicine. «Ma la dieta non è l'unico colpevole: a fare la sua parte c'è anche la mancanza di informazioni e di supporto nell'aiutare gli sportivi professionisti ad apprezzare l'importanza che una buona salute dentale può avere sui loro risultati» riprende l'esperto, spiegando che il documento, basato su una revisione globale degli studi finora pubblicati sull'argomento e sulle conclusioni di un recente simposio svoltosi dopo i Giochi Olimpici di Londra 2012, è inteso come un invito all'azione. «Quasi un terzo delle visite mediche effettuate durante le olimpiadi del 2012 erano per disturbi dentali» sottolinea il ricercatore, che assieme ai colleghi ha selezionato 39 studi svolti su atleti professionisti da cui emerge che una scarsa salute dentale è molto diffusa: carie, malattia parodontale, erosione dello smalto e pericoronite dei denti del giudizio sono i problemi più frequenti. E molti atleti sostengono che la cattiva igiene orale non solo influenza la qualità della vita, ma compromette le loro prestazioni. «Con le ripercussioni psicosociali di una scarsa salute di denti e gengive sul benessere generale, non sorprende che allenamenti e gare possano risentire di tali condizioni, specie in sport come il pugilato, l'equitazione, la ginnastica, la corsa e la maratona, dove il peso, la composizione e l'estetica del corpo sono elementi cruciali» riprende Needleman. E conclude: «Tra gli atleti la salute orale dovrebbe entrare a far parte della promozione della salute. E gli sponsor, nonché le organizzazioni sportive, dovrebbero guidare il cambiamento».
Br J Sports Med. 2014 Sep 28. doi: 10.1136/bjsports-2014-093804

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